Unlimited Stories è un viaggio nei luoghi che amiamo di più, nei luoghi che hanno fatto la storia del ciclismo ma visti da un'altra prospettiva. Un'avventura alla scoperta del nuovo e della bellezza che è proprio dietro l'angolo. Perché la bellezza è ovunque, basta saperla cogliere e molte volte risiede più nel modo in cui guardiamo i luoghi che nei luoghi stessi.
Unlimited Stories è un invito ad uscire, lasciare il telefono a casa e pedalare per scoprire tutto ciò che ci circonda, per rimanere affascinati, per uscire dai sentieri battuti.
COS'è L'AVVENTURA?
È una definizione semplice: un'esperienza insolita, eccitante o audace, coraggiosa, a volte rischiosa.
Non importa quante strade e luoghi nuovi visitiamo, è proprio la prima volta che imbocchiamo una strada sconosciuta, quando ci chiediamo: "Ma dove porterà? Riuscirò a guadare quel fiume? Potrò salire su quella salita ripida e dissestata senza scendere dalla bici? Me ne pentirò? Riusciremo a tornare prima del buio? C'è dell'acqua da qualche parte qui?" - è lì che le cose iniziano a diventare interessanti.
Non stiamo parlando di spedizioni al Polo Nord o di scalate di cime da 8000 metri. Nel regno dell'avventura, completare con successo un percorso composto principalmente da strade sterrate di campagna non ci colloca di certo tra i più grandi esploratori di tutti i tempi, ma ci dà comunque un leggero sentore di ciò che i grandi hanno assaporato, e anche quel solo profumo che fuoriesce dalla cucina della possibilità è abbastanza per noi.
A story by Jered Gruber
UN'AVVENTURA IN TOSCANA
Non starò a contestare questo punto. Le strade dell'Eroica e delle Strade Bianche sono abbastanza tranquille - assurdamente belle, sì, ma per lo più tranquille. Sono anche molto battute. Ormai percorrere il tracciato di Strade Bianche/Eroica non sembra più una grande avventura. È bellissimo, è impegnativo, è davvero una delle migliori gare dell'intera stagione ciclistica e sicuramente merita l'attenzione di qualsiasi appassionato come percorso da affrontare.
Da quello che ho visto, la vera magia della zona si trova nelle innumerevoli diramazioni di queste arterie più o meno "principali". Fa ridere chiamare una strada bianca un'arteria, ma è vero. A differenza di molti luoghi con una vasta rete sterrata, queste strade vengono utilizzate - e molto frequentemente - da agricoltori, residenti, turisti, cicloamatori, persone che si spostano da un punto all'altro. Sono strade normali, solo strade che sono state giustamente preservate dalla regione.
Non sto esagerando quando dico "innumerevoli diramazioni" da queste principali strade sterrate - ce ne sono ovunque. Imboccati un tratto di strada bianca e vedrai piccoli inviti a destra e a sinistra fino alla fine della strada. Ci sono così tante altre possibilità. Ed è proprio in queste possibilità che le cose si fanno interessanti. Sono queste strade che rompono davvero con l'idea che una bici da corsa con gomme un po' più larghe sia sufficiente. È qui che la gravel bike è davvero la scelta giusta, con un rapporto facile da consigliare e non aver paura di montare gomme grosse, perché l'avventura è là fuori, e l'avventura da queste parti sembra sempre significare qualcosa di accidentato e ripido.
Lo scorso autunno siamo scesi in Toscana per esplorare alcune di queste opzioni più a sud. Siamo partiti appena fuori da Buonconvento, seguendo poi il percorso della memorabile tappa del Giro dello scorso anno che si è conclusa in cima a Montalcino dopo una bella dose di strade bianche e polvere. Da lì, ci siamo agganciati al classico percorso della Strade Bianche verso nord, passando per la mia sezione preferita in assoluto di Lucignano d'Asso (teatro del caotico incidente di quest'anno alla Strade Bianche), prima di tornare verso Buonconvento.
È stato qui che abbiamo lasciato le strade principali alle spalle e ci siamo lanci銑 nelle nostre avventure su strade nuove, sentieri, piste agricole e persino campi aperti. Le strade sono passate da ondulate con qualche salitetta qua e là a discese ripide e salite altrettanto impegnative - e a un livello di bellezza ancora più alto.
C'è un motivo per cui si dice che "chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quel che lascia, non sa quel che trova". Lasciare il percorso battuto ha un suo perché. Sembra che si ottenga automaticamente un aumento di piacere, curiosità e bellezza, semplicemente imboccando una strada nuova che non hai mai percorso prima - o quella sensazione infinita di soddisfazione che provi quando devi svoltare da una strada normale per imboccare qualcosa di almeno un po' folle.
Ed è così che è stato quando abbiamo lasciato il percorso delle Strade Bianche appena fuori da Buonconvento, per poi tuffarci dritti verso un piccolo ruscello - solo per rimanere sbalorditi dal muro di terra che ci aspettava. Scompisciati dall'incredulità davanti a questo pezzo di sterrato improbabilmente posizionato, abbiamo cercato lentamente di salirci. Ci abbiamo provato tutti a tutta birra, ma alla fine siamo rimasti un po' corti e abbiamo dovuto metter piede a terra per gli ultimi metri - ridendo di questa strada ridicola. Riccardo però non ne voleva sapere e ha tentato più volte di avere la meglio sul muro dissestato della pista. Alla fine ha rinunciato e si è piegato in due dalle risate per l'assurdità della sua impresa. Non volevamo che si sentisse solo, quindi abbiamo riso anche di lui.
L'indomani mattina l'alba è arrivata grigia e malinconica. Ci siamo rimessi in viaggio verso le Crete Senesi per affrontare uno dei miei tratti di strada preferiti in assoluto al mondo (finora quelli che ho visto). Si tratta di un tratto di sterrato che attraversa la zona intorno a Mucigliani fino alla famosa strada bianca di Monte Sante Marie. Questo tratto è esattamente ciò che sogno a occhi chiusi: una striscia bianca ondulata che si snoda tra colline che sembrano davvero un mare mosso.
A seconda del periodo dell'anno in cui la si percorre, può essere il verde più brillante che abbiate mai visto in primavera, un giallo bruciato brillante in estate, e infine terra arata a perdita d'occhio in autunno e inverno. Sono innamorato di questo posto - fin dalla prima volta che io e Ash l'abbiamo attraversato a piedi, perché era una pozza di fango dopo una primavera particolarmente piovosa.
Dopo la gioia di quel tratto, abbiamo continuato a salire su e giù in direzione di Castello Brolio e del suo meraviglioso sterrato reso famoso dall'Eroica. Se c'è uno spettacolo da vedere in bicicletta, è la salita verso Brolio nelle prime ore dell'alba illuminata da candele ai bordi della strada e dalle luci dei ciclisti. È magico anche alla luce del giorno, e la strada tortuosa alberata di cipressi che porta al castello ha un suo fascino particolare.
Proprio sotto il castello c'è il Caffè dell'Eroica, con tanto di gadget dell'Eroica, caffè, panini e dolcetti. È un posto delizioso e vale la pena trascorrere lì il pomeriggio - beh, non troppo a lungo, soprattutto in un giro come questo. Non c'è fretta, ma bisogna fare i conti con la luce del giorno, e l'andatura è lenta, ma meravigliosa.
Da qui, i prossimi quindici chilometri circa sono, ancora una volta, tra i miei preferiti. Ho scoperto solo di recente la strada per Tornano, ma ora sono completamente conquistato. Tornerò ancora e ancora per questo sterrato che mi fa sentire come se fossi in montagna. Sembra un mondo a parte rispetto alle Crete Senesi, che sono così, così vicine.
E infine, prima di tornare a Siena, c'è la strada per Dievole. È una salita dura e fastidiosa per qualche minuto. Proprio nel momento in cui pensi "Non mi piace più, non mi piace affatto questa salita", ecco che allenta la presa. E quando allenta la presa, ti spalanca le braccia e ti avvolge in uno dei panorami più meravigliosi del Chianti. Questo posto è un vero tesoro per me. È uno degli sfondi del mio computer e non smette mai di farmi fermare quello che sto facendo per godermi la vista per la millesima volta ogni volta che compare.
Potrei continuare all'infinito a parlare di questo anello di 180 chilometri. Ha un po' di tutto, ma secondo la mia modesta opinione, mai troppo di niente... se non di bellezza.
NOTE
FOTO DI Gruber Images